Il processo di transizione ecologica subisce un’improvvisa accelerata, ora che anche i porti italiani possono dare vita alle CER, le comunità energetiche rinnovabili. E oltretutto, il Piano di Ripresa e Resilienza prevede uno stanziamento di 270 milioni di euro per finanziare interventi che rendano i porti più sostenibili dal punto di vista energetico. La normativa tuttavia è ancora transitoria, ed è stata scritta pensando alle piccole comunità energetiche. Vanno eliminate alcune restrizioni per consentire anche alle realtà più grandi di sfruttarne a pieno le potenzialità.
In sostanza, i porti adesso hanno la possibilità di costituire una CER assieme agli altri soggetti economici che operano negli interporti, ma anche alle città limitrofe. L’obiettivo è di finanziare degli impianti per produrre energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, principalmente destinata all’autoconsumo. Questo permetterà ad esempio di rendere più efficienti dal punto di vista energetico gli edifici e le varie strutture, di alimentare con fonti rinnovabili gli impianti di illuminazione del porto e delle banchine, di usare veicoli con motori elettrici o a idrogeno, di soddisfare il fabbisogno delle imbarcazioni ormeggiate,. In futuro sarà possibile alimentare anche quelle più energivore, come le navi da crociera. In una parola consentirà di ridurre le emissioni di CO2 e di gas serra non solo dei porti, ma anche delle varie compagnie che gestiscono i servizi connessi all’attività portuale, e persino delle città e dei loro abitanti.
Le potenzialità sono enormi, e già diversi porti – come quelli di Civitavecchia e di Livorno – stanno accarezzando l’idea di costituire una CER. Al momento, tuttavia, è impossibile elaborare una strategia di medio-lungo termine che prenda in considerazione le sole rinnovabili, al massimo si può pianificare un percorso che integri e supporti la transizione.
Allo scopo di contribuire alla crescita sostenibile del Paese e alla decarbonizzazione del sistema energetico, è stato di recente adottato il Decreto-legge n.50/2022 che, nello specifico, permette alle Autorità di Sistema Portuale di costituire le comunità energetiche rinnovabili, superando i vincoli che stabiliva la Legge n.84/94 sul riordino della legislazione portuale, la quale impediva alle Autorità di sistema portuale di svolgere, ne’ direttamente ne’ tramite società partecipate, operazioni portuali e attività ad esse strettamente connesse.
Oltretutto, i parchi eolici offshore in futuro potranno anche essere utilizzati per ricavare idrogeno direttamente nei porti. E questo permetterà di alimentare anche le navi da crociera ormeggiate – che richiedono delle potenze decisamente elevate – senza ricorre ai sistemi di accumulo tradizionali che rischiano di essere troppo costosi.