Hub energetici – Il governo sottovaluta il ruolo dei porti nella transizione verde italiana

«I porti italiani hanno le condizioni di partenza per diventare dei veri e propri hub energetici. Ma per riuscirci dobbiamo contare su strumenti normativi e finanziari chiari. Per noi ci sono due filoni fondamentali. Il primo riguarda i porti come distributori multicommodity di combustibili, dal Gnl al bio Gnl fino all’Hvo, il biodiesel a disposizione degli armatori», afferma Dario Soria, direttore generale di Assocostieri, l’associazione delle imprese che gestiscono i grandi depositi costieri dei carburanti movimentati via nave.

Il secondo, prosegue Soria, «è quello dei porti come luoghi privilegiati di produzione di energie rinnovabili. Entrambi presentano al momento nodi da risolvere. Sulla distribuzione abbiamo bisogno di sapere in fretta le dimensioni del mercato. Per esempio capire se l’Unione europea aprirà ai biocarburanti per il settore automotive togliendo il blocco ai motori termici al 2035, che cambierebbe di molto la domanda potenziale e le esigenze di nuove infrastrutture: lo abbiamo detto anche al tavolo tecnico sull’automotive convocato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Sul secondo caso impattano invece di più le norme italiane sulle Cer, le comunità energetiche rinnovabili, e l’efficienza degli apparati pubblici nell’autorizzare e sostenere i nuovi investimenti energetici».

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